mercoledì 24 luglio 2013

Radici

Io credo che la radice del problema sia, in pratica, radicata in noi fin da quando siamo piccoli.

Vedete, quando hai, non so, sei, sette, otto anni vedi i ragazzi più grandi e cominci a crearti delle aspettative, cose del tipo "quando sarò grande, sarò bellissima, andrò bene a scuola, viaggerò, avrò un sacco di amici, un ragazzo che mi ama..." e così via.

Poi arrivi all'alba dei 21 anni.
L'università ti fa venire ansia, non hai nemmeno i soldi per un biglietto dell'autobus, non riesci a trovare un lavoro, i tuoi amici ti sembrano sempre così impegnati, il tuo ragazzo ti lascia perché deve partire, trovare un posto.

La verità è che non c'è guadagno senza sacrificio.
A volte devi sacrificare aspettative che ti eri costruito per aspirare a qualcuno di migliore di chi sei ora.
Altre volte, devi sacrificare delle persone, per trovare qualcuno da diventare. Non hai scelta.
E per quanto tu voglia bene a quelle persone devi scegliere se lasciarle indietro, o tenertele strette e morire ogni giorno un po' di più.
E io lo capisco.
E sono orgogliosa di lui.
Oddio, il fatto che il mio ragazzo mi lasci perché deve partire e parta il giorno del mio compleanno è un po' una presa per il culo.
Ma va bene così.
Voglio dire, sembra quasi simbolico.

Il giorno del mio compleanno chiuderò la persona di cui sono innamorata dietro una delle infinite porte della mia mente e comincerò.
Da capo.
Di nuovo.

lunedì 24 giugno 2013

Somme

Forse ho sbagliato tutto.
Forse ho fatto un errore ENORME che mi sta costando soldi e tempo e non posso uscirne se non in perdita.
Forse sono solo un'idiota che fa il passo più lungo della gamba ed è troppo orgogliosa per tirarsene fuori prima di andare completamente a fondo.

Io odio fallire.
E, paradossalmente, è proprio questo che mi porta al fallimento.

Non so cosa fare e ho bisogno di aiuto.

mercoledì 22 maggio 2013

E.

Non era mia amica. Eravamo in classe insieme.
Ho deciso che mi ricorderò di lei prima del lento ricadere nella malattia.
Che mi ricorderò di lei quand'era lucida e bellissima.
Quando ci si beccava in giro per il centro e ti fermava, ti chiedeva, ti raccontava, per poi schizzare via che si sà, lei aveva un sacco di cose da fare.
Poi tutto si è guastato.

Non ho più avuto l'occasione di vederla sveglia come allora.
E, nonostante la conoscessi molto superficialmente, sapendo qualcosa giusto attraverso informazioni di seconda mano, mi sarebbe piaciuto davvero tanto.
Vederla infervorare per un libro, farmi i complimenti per un tema scritto bene, vederla mentre ballava sovrappensiero in spogliatoio o durante educazione fisica.

Spero tu ora possa trovare la pace che, vedendoti negli ultimi tempi, sembrava non riuscissi a trovare.

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Dovevo scriverlo da qualche parte.
Facebook non credo proprio. Ci sta pensando già troppa gente.
Sono sconcertata.

martedì 7 maggio 2013

Cambi di percorso

Cambio di programma.

Suo fratello (designer di interni che vive a New York) gli ha trovato un lavoro.
A Miami.
A tempo indeterminato.
Non è ancora niente di certo, ma è un'occasione d'oro.

Se tutto segue le migliori previsioni, tra un paio di mesi parte verso il mai più e io sono stanca, stremata da questi addii.
E sono ancora più stanca e più stremata di essere sempre il punto di partenza e mai il punto d'arrivo, di essere sempre qualcosa da ricordare di una vita fa e mai qualcosa da tenere nella vita di sempre.

lunedì 22 aprile 2013

Too Late To Run

Che succede quando senti, dopo anni e anni di inverno dentro, la sensazione di voler dare a qualcuno il meglio che puoi offrire?
Anche se non sai cosa sia il tuo meglio, anche se non sai bene dove sia?
Che succede quando sai che questo meglio verrà portato dall'altra parte del mondo, a ore e ore e ore di fuso orario, a finire in un angolo della mente, come ricordo di quella ragazzina che hai lasciato indietro?

Per adesso continui a rimandare.
Egoisticamente ringrazio il dente del giudizio che ti sta trattenendo al mio fianco, ma ti vedo in catene e le tue catene mi feriscono gli occhi, con la stessa intensità con cui vederti dormirmi vicino mi fa stare bene.

E' continuare a far finta di niente, questa storia.
Distrari a guardare le nuvole o la folla quando un conoscente ti chiede distratto la data della partenza, come se la cosa non mi riguardasse, non mi ferisse.
Come se non mi facesse star male il pensiero di te che incontri un'altra, laggiù, il terrore di vedere la tua immagine profilo cambiare e vederci comparire dentro una biondona da chilo; il terrore di vederti tornare con una sottile striscia d'oro all'anulare.
Ormai vado per ellissi. Non c'è mai limite allo scenario peggiore.

E da qui la mia decisione, quella che per un attimo ti ha spezzato la voce, al buio.
L'ho sentita, quella piccola esitazione nell'acconsentire, nel dimostrarti concorde con le mie parole.
Che poi, tu sei quello del "Sappi che so, quello che vorresti. So che vorresti che dimostrassi qualcosa, ma ti dico già ora, che mi renderò conto di tutto solo sull'aereo, non prima" ma quel muro l'ho sentito tremare un po', ti ho visto vacillare per un secondo.
Magari è solo perché sentivi la mia voce strana che cercava di rinviare il pianto quel poco che bastava per poter dire quella piccola frase, ma mi piace pensare che fosse perché un po' male ti ha fatto.

Quella sera abbiamo chiuso il contratto e ora proseguiamo facendo finta di niente, dita accarezzate e scherzi come se non ci fosse una fine prestabilita da patti e clausole.




Il fatto è che io sento già un po' la tua mancanza.






"Io c'ho pensato. Molto. E ho deciso di non volerti più sentire dal momento in cui parti"


domenica 14 aprile 2013

Gatti e bambine

Oggi pomeriggio è successa una piccola cosa che ci terrei a raccontarvi.

Stavo tornando a casa con TheMan che mi riaccompagnava quando, alla fermata dell'autobus dietro casa mia, vediamo una bambina che gioca (o almeno ci prova) con un gattino randagio.
Io, amante dei gatti e di solito causa involontaria di pianti e strilla di bambini, mi accovaccio ignorando il secondo fattore, avvicino piano la mano al muso del gatto. Prima la annusa e poi ci si strofina la testa.
Comincio ad accarezzarlo destando la meraviglia della bambina, che comincia a trotterellarmi intorno finchè non mi si mette vicino e mi urla "ciao!", per poi abbracciarmi, sotto lo sguardo divertito dei genitori.

Durante questo gesto dolcissimo, alzo la testa a guardarlo.
Mi guardava ridendo piano, socchiudendo gli occhi azzurri e chinando leggermente il capo; rideva come si ride delle cose belle, di quelle cose semplici che un po' ti fanno capire che sì, dai, questo mondo non fa così schifo e alla fine ci si può anche vivere, e che queste piccole cose possono essere anche quelle parole che spaventano perché sono vere e ci spaccano a metà, ci rendono vulnerabili, fragili, bambini, e che proprio per questo sono importanti e non più solo parole.
Che poi non è vero che le parole sono solo parole.
E queste parole per me adesso sono la mia peggior paura, la mia più grande debolezza.

"Ti prego non partire non è mai rimasto nessuno e io ho bisogno di qualcuno che si prenda cura di me che da sola non ce la posso più fare, e ti prego non andare anche te via, non lasciarmi qua anche te".

lunedì 8 aprile 2013

Il proseguimento in pillole

Sto per venire inghiottita da un vortice di depressione e insicurezze che non potrà fare altro che peggiorare.
Esami sempre più vicini che attaccano da tutte le parti, professori impazziti che danno tonnellate di compiti ignorando totalmente il fatto che abbiamo anche altre lezioni da seguire e altre cose da studiare.
Come se io il tempo potessi crearmelo no?

Il 23 (giorno più, giorno meno) lui và a latitare dall'altra parte del mondo e grazie tante, mentre io rimango qua a cercare di capire cosa cazzo sto sbagliando in tutto questo e se per caso non sia troppo tardi.